Nel tardo pomeriggio di sabato 5 luglio, alle ore 18, si è svolto presso la sede della Reale Società Canottieri Bucintoro il varo della caorlina Mirto.
Il nome Mirto è stato scelto in omaggio a Laggia Remo, storico referente del cantiere della Società, da tutti conosciuto con questo soprannome: una figura centrale nella nostra storia, che ha trasmesso con passione il sapere e lo spirito della Bucintoro. Si è trattato di una scelta unanime, nata da una concordia immediata: «Tutti coloro che lo hanno conosciuto lo ricorderanno», ha affermato il Presidente Francesco Guerra nel suo discorso. «E i più giovani si chiederanno chi fosse Mirto, e noi avremo così modo di raccontare la persona, il suo modo di lavorare, l’organizzazione del cantiere».
Dopo l’appassionato intervento di Guerra, che ha ricordato l’importanza simbolica e culturale del varo nella tradizione navale veneziana, Mirto ha ricevuto la benedizione di don Vincenzo. Sono seguiti i saluti istituzionali dell’assessore Michele Zuin, del consigliere comunale Giovanni Giusto e del Presidente della Municipalità di Venezia Murano Burano, Marco Borghi.
Il primo equipaggio a toccare l’acqua è stato composto dal vicepresidente Giovanni Croff, da Giovanni Giusto, Alessandro Gatto e dai costruttori dell’imbarcazione: Matteo Tamassia, Sebastiano Faggian, Saverio Pastor, che hanno avuto l’onore di eseguire la prima voga cerimoniale. A seguire, la caorlina è stata affidata a un secondo equipaggio della Società, composto da Nicola, Antonio, Mattia, Paolo, Edoardo e Benedetta, che ne hanno proseguito il battesimo in laguna.
Nel suo discorso, il Presidente ha voluto riflettere sul significato più profondo del ricordo, evocato nel nome della barca e nel gesto stesso del varo: «Il ricordo pubblico e condiviso, quello che noi tutti chiamiamo tradizione, che ci identifica e ci distingue – e che non ci separa e non ci contrappone a nessuno. E poi il ricordo intimo di ognuno di noi». E ha aggiunto: «Sono sempre stato convinto che il varo di una nave fosse un momento straordinario. Recentemente leggevo in un libro di storia, dove si diceva che, prima della Grande Guerra, la costruzione di una corazzata era un’impresa che pesava sull’intero bilancio di uno Stato come l’Inghilterra, la Germania o la Francia. Anche per noi, nel nostro piccolo, la scelta di costruire questa caorlina è stata una decisione impegnativa e importante». Una scelta che si rivolge al futuro e, ancora una volta, ha coinvolto non solo la Società, ma l’intera comunità: «Noi qui rappresentiamo la nostra Società, ma rappresentiamo anche la società civile. Oggi sono con noi i costruttori: Matteo Tamassia, Sebastiano Faggian, Saverio Pastor e Marco Tenerini. Ognuno di loro ha contribuito, in ragione della propria arte, alla costruzione della nostra nuova nave».
Il Presidente ha quindi sottolineato come questa caorlina sia nata nei nostri cantieri, nel solco di una tradizione di cantieristica navale veneziana ininterrotta da secoli: «Siamo immersi in una tradizione che è sempre stata Venezia, senza soluzione di continuità. Sono passati centinaia di anni e noi continuiamo a fare questo». Un passaggio è stato dedicato al ruolo dell’artigiano e al valore del lavoro: «Andrebbe raccontato proprio questo: che a Venezia c’è da centinaia d’anni una dimensione in cui l’artigiano non è spettacolo per il viaggiatore distratto, ma è depositario del fare, e mostra il lavoro nella sua verità, nel suo vero essere – ossia come valore e non come semplice occupazione. Queste tradizioni vogliamo portarle avanti non per mostrarci migliori degli altri, ma perché sono la nostra essenza».
Il varo di Mirto è stato dunque molto più di un semplice evento: è stato un autentico momento di venezianità, collettività e società civile, reso speciale dalla grande partecipazione dei soci, degli amici e dei cittadini. Un segno tangibile del radicamento della Bucintoro nel tessuto vivo della città.
Presidio attivo di venezianità, la Reale Società Canottieri Bucintoro continua a testimoniare con forza e coerenza che Venezia è viva e ha voglia di vivere.